mercoledì 9 ottobre 2013

Cristi & Madonne

C’è dunque un remoto monastero del Kosovo, in una regione che - per una annosa disputa territoriale risalente ai tempi di Tito risolta a quanto pare con una memorabile partita a burraco - oggi appartiene formalmente alla provincia di Teramo.

Ci sono due persone che abitano il piccolo e remoto monastero. Essi sono un pretino di nome Champoluc e una suora di nome Laverda. Il loro compito è fissato nei secoli, così come il compito dei loro predecessori e quello di coloro che verranno.

Su un grande registro nero, a righe e colonne, Padre Champoluc annota, in scrupoloso ordine cronologico, tutte le bestemmie pronunciate nel mondo. E’ un lavoro lungo, meticoloso. Suor Laverda lo assiste, lo conforta, gli dà sprone nei momenti difficili.

Ogni bestemmia annotata viene dapprima classificata in base al peso, al volume, al numero di Avogadro ed alla legge per cui una bestemmia riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al numero di santi bestemmiati. Poi si identificano le categorie, secondo una precisa gerarchia che prevede i porchiddi, i cristi, le madonne, i santi, e tutta una serie di cosucce minori tipo lo spirito santo e il centravanti di alcune squadre di calcio.

Infine le bestemmie vengono geolocalizzate, ne viene specificato l’autore e i conseguenti diritti d’immagine, e vengono indicatate scrupolosamente le causali, con diciture del tipo: “spigolatura mignolino piede”, “smart in posteggio creduto libero” o “dichiarazioni politiche sulla prima casa”.

Nella sala dove lavorano Champoluc e Laverda campeggia una grande mappa mondiale con le Grandi Aree di Crisi indicate con bandierine di vari colori. Due bandierine scarlatte con un punto esclamativo campeggiano su Trieste e Livorno. Un’altra area di attenzione è su una remota tribu del borneo che utilizza come saluto abituale una frase idiomatica che coinvolge una banana, un bufalo incontinente, olio di palma e il dio supremo.

Durante il loro immane lavoro, i due religiosi incontrano numerose difficoltà, il triage è spesso difficile da stabilire, e spesso in caso di incidenti durante gli spurghi delle fognature o di cadute accidentali di grandi quantitativi di uova fresche nei magazzini si accumulano lunghe code di lavoro da smaltire nelle lunghe notti del Kosovo teramano.

A volte, il dubbio li assale. Perché tutto questo? Perché l’uomo sente il bisogno di dileggiare il proprio creatore? Come ci sentiremmo se un cracker potesse paragonarci ad un quadrupede? Che differenza c’è tra “porcodito” e una bestemmia? Pensate che Dio sia tipo Siri, che non capisca se non fate lo spelling esatto? Dubbi legittimi, umani, ai quali è difficile dare una risposta.

Quando Suor Laverda pone questi dubbi a Padre Champoluc, egli depone gli occhialini sul registro, si sfrega gli occhi stanchi dal lungo lavoro e spiega. 


“Vede, Suor Laverda, le bestemmie sono il contraltare della preghiera, fanno rumor intorno alle nostre figure di riferimento, è un po’ come taggare un amico ad un party in mezzo a giovani femmine piacenti: si lamenterà un po’ per essere stato nominato invano, ma nemmeno per 100 vite di candy crush andrà mai a staggarsi.”

Suor Laverda annuisce e replica. “Ma quindi, possiamo dire, le bestemmie sono un po’ lo spam di Cristo?”. “Certo”, risponde il sacerdote, “e noi siamo un po’ come le società di antivirus. Non esisteremmo senza la controparte. Non le nascondo, cara Suora, che in gioventù ho fatto parte di un gruppo di religiosi aventi il compito di immettere sul mercato alcune bestemmie particolarmente elaborate. Ricorda quella con Santa Lucia, il formichiere e il nano con la prostatite? E’ roba di quei tempi, i primi anni ‘60, la gente aveva bisogno di una guida. Nei paesi in via di sviluppo questo è ancora necessario.

Oggi, fortunatamente, in Italia ci sono giovani bravi e fantasiosi che svolgono egregiamente e in completa autonomia questo compito. Prenda quel giovane blasfemo là, quel Santamicone. E’ sotto osservazione, gli abbiamo assegnato un tutor. Ma ci fa lavorare, guardi qua, 476 righe di registro, e siamo solo al 9 di ottobre. Poi ci sono gli articoli sui giornali locali, i rosari, le chiacchiere sui social network. Se parte l’onda di vibrata protesta, potremmo anche arrivare a livello nazionale. Un bel boxino su repubblica, ci pensa, Suora? Non succede dai tempi di Gianni Minà.”

“Mi faccia capire”, sussurra pensosa Suor Laverda, “mi sta dicendo che la bestemmia è necessaria?”. “Beh, necessaria no, diciamo auspicabile. Avvicina i giovani alla religione, porta Dio e la Madonna nei ruoli più amati dal pubblico: animali domestici e femmine disponibili. E li moltiplica. Nella religione c’è un solo Dio, un solo Cristo, una sola Madonna. Nel coro della blasfemia, essi si moltiplicano, diventano Cristi & Madonne, ci si potrebbe fare un brand per l’abbigliamento casual, aspetti che me lo segno, registriamo il marchio prima che lo faccia qualche sodomita. Cristi & Madonne vicini alla gente, nei ruoli che sono dei loro delle loro madri, delle loro sorelle, dei loro padri, dei loro datori di lavoro. Un’idea di marketing dal potenziale impressionante.”.

“Capisco”, risponde la Suora, “ma non è scritto ‘Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano?”. “A parte che quello è De André, ma invano? Invano? Guardi qua, siamo a 84 su Klout. Ottantaquattro. E stasera ci arriva la Nutella personalizzata”. “Ma quindi è riuscito a farci scrivere quella cosa sul Papa? Quella cosa con…” “Sì” “Lei è un genio lo sa?” “Lo so, Suora. Dioarmadillo se lo so”.

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